“An Indian Monsoon Musical Extravaganza”. Tutto il fascino dei rimi e delle sonorità indiane avvolgeranno il teatro Ventaglio Smeraldo di Milano dove mercoledì 17 giugno si esibiranno il maestro Lakshminarayana Subramaniam e la cantante Kavita Krishnamurthy in un concerto di musiche classiche indiane.
Lei è il violinista indiano più famoso, definito anche “l’omologo indiano di Paganini”. Che legame ha con il compositore italiano?
«Sono sempre rimasto affascinato dalle composizioni del grande Paganini, nonché dalla tecnica necessaria per suonare le sue composizioni per violino. In effetti, in uno dei miei primi album “Compositions” ho inserito una moderna interpretazione del Capriccio N. 5 di Paganini: ho un debole per la composizione originale, ma l’ho resa più veloce e ho aggiunto il basso e i tamburi. Questa esecuzione mi ha permesso di guadagnare la stima e il rispetto, in particolare dei violinisti europei.
Inoltre mi piace ascoltare le registrazioni dei 24 capricci per violino interpretati da Ruggiero Ricci. L’analisi delle composizioni di Paganini mi da la possibilità di sviluppare e creare nuove tecniche per il violino, in particolare per quello indiano. E’ questo uno dei motivi per cui sono riuscito a portare lo strumento sui palchi più famosi del mondo. Un domani mi piacerebbe anche visitare i luoghi dove Paganini ha vissuto e ha composto, sarebbe un pellegrinaggio artistico».
La sua musica unisce i suoni indiani con il magnetismo della musica occidentale. Pensa che gli europei abbiano la giusta sensibilità musicale per comprendere a pieno il suo stile?
«Ascoltare la musica può suscitare sensazioni differenti, in base ai livelli che vengono stimolati – quello tecnico, quello emozionale, spirituale o fisico.
Capita che si riesca a comprendere l’essenza della musica pur non avendo ricevuto un’educazione musicale. L’anima e la spiritualità delle note non hanno barriere e possono comunicare comunque. Io mi esibisco in Europa dagli anni ’70 e ho subito apprezzato la capacità europea di comprendere diverti stili musicali. All’inizio il pubblico veniva ai miei concerti perché affascinato dalla cultura indiana. Col passare degli anni, gli spettatori sono diventati esperti, capaci di comprendere le diverse sfumature della mia musica. Ancora oggi è un piacere poter suonare per entrambe le platee, quelli che si avvicinano per la prima volta e gli affezionati che mi seguono da tempo».
Come descriverebbe il suo fraseggio musicale?
«Dipende se sto suonando Raga (scale musicali indiane) Swara-Kalpana che usano una chiave in sol-fa. Durante l’improvvisazione delle scale musicali Raga, cerco di trasmettere l’essenza delle emozioni che creano i movimenti e il virtuosismo che viene enfatizzato dalle note primarie per restituire un ritmo complessivo omogeneo. Durante le Swara Kalpana, dipende da quante pulsazioni è suddiviso il fraseggio, cerco di modulare il suono per dare il massimo della trasparenza delle note».
E’ stato influenzato da musicisti occidentali?
«Il mio primo avvicinamento alla musica classica occidentale è stato con Bach, interpretato dal violinista lituano Jascha Heifitz. Indimenticabile: mi ha catturato e mi ha cambiato la vita, perché mi ha trasmesso la voglia imparare tutte le altre composizioni.Quell’imput mi ha portato a viaggiare fino negli Stati Uniti, dove ho studiato la musica classica occidentale e ho anche iniziato a scrivere composizioni per orchestra che sono state suonate da importanti orchestre.
Gli altri compositori che amo ascoltare sono Tchaikovsky, Mozart, Beethoven, Chopin...»
Nelle sue esibizioni è accompagnato da sua moglie, Kavita Krishnamurthy. Che rapporto avete sul palco?
«Io e Kavita ci siamo conosciuti grazie alla musica. Lei è una delle cantanti più famose di Bollywood e abbiamo tenuto molti concerti insieme. Stando con lei ho avuto il piacere e la soddisfazione di collaborare con una delle cantanti più versatili. Ogni concerto è un’esperienza felice».
Oltre alla musica, lei ha studiato anche medicina. Lo studio del corpo umano le ha insegnato qualcosa che l’ha aiutata poi come musicista e compositore?
Gli studi di medicina mi hanno permesso un approccio diverso sia alla vita che alla musica. Posso analizzare tutto con metodo e cercare i motivi per cui certe cose vanno fatte perché siano efficaci. Alcuni dei miei album come "Tranquility" sono stati usati per la musicoterapia, ed è un settore che vorrei approfondire in futuro. E’ bello comporre musica che ha effetti benefici sugli ascoltatori».
Ha fondato e dirige il Lakshminarayana Global Music Festival. Quali saranno i suoi prossimi obiettivi per esportare la musica e la cultura indiane?
«Ho fondato una scuola di musica in Bangalore, la SAPA (Subramaniam Academy of Performing Arts) dove diamo un’educazione musicale a tutto tondo a giovani e talentuosi musicisti. Cerchiamo di trasmettere l’essenza della musica e allo stesso tempo la conoscenza dell’improvvisazione occidentale perché formino un loro proprio stile.
Inoltre vorremo che i compositori e gli interpreti imparassero la melodia e i ritmi della musica Karnatic del sud dell’India.La struttura melodica, composta da 72 scale, può dare origine a milioni di scale melodiche e il concetto ritmico della suddivisione di ogni cinto cambia il numero di battute, così come suonare diverso numero di note per ogni battuta crea innumerabili possibilità e strutture poliritmiche. Questo lavoro, se fatto con metodo, potrebbe introdurre un glorioso approccio alla musica globale».
Teatro Ventaglio Smeraldo
P.zza XXV Aprile – 20121 Milano - Tel. 02.29.00.67.67 – Fax 02.29.01.72.70
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